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Mangostano


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Definito il toccasana contro le infiammazioni, il succo di mangostano è al centro ora di una querelle: teoria vera o falsa? Una ricerca di Altroconsumo, infatti, metterebbe in dubbio le molteplici proprietà di questo frutto originario dei tropici.

Negli scorsi anni uno studio pubblicato sul Nutrition Journal ne aveva esaltato le proprietà antinfiammatorie, dichiarando che una assunzione quotidiana dell’alimento avrebbe permesso la riduzione delle proteina C reattiva (PCR), i cui valori aumentano nel caso di infiammazioni o di infezioni. E proprio un livello alto di PCR può dare origine a malattie cardiovascolari e a sindrome metabolica. Il parere di Antonio Pontiroli, primario di Medicina II al San Paolo di Milano.

Gli studi sull’argomento

In realtà, per ciò che riguarda il succo di mangostano, le evidenze scientifiche che possegga un effetto antinfiammatorio nell’uomo non sono molte. In particolare gli studi recenti sarebbero sei: di questi, uno soltanto dimostrerebbe come, assumendo 4 once al giorno di frutto, circa 50 grammi, si possano avere degli effetti sulle molecole dette mediatori dell’infiammazione. “Bisogna stare in guardia – afferma Pontiroli - tutte le volte che si parla di prodotti cosiddetti naturali. Spesso manca del tutto un riscontro scientifico alla teoria e, se nella maggior parte dei casi si tratta di alimenti non nocivi per la salute, parimenti occorre prendere atto che non posseggono alcuna virtù medica. Nel caso del frutto in questione, sarei propenso a pensare che si tratti dell’ennesima teoria non supportata dalle necessarie ricerche cliniche”.

La pubblicità ingannevole

In commercio sono moltissimi gli alimenti di cui vengono pubblicizzate le innumerevoli qualità benefiche per la salute. Spesso però si tratta di informazioni non veritiere, senza alcun supporto medico-scientifico, diffuse soltanto per rimpinguare le finanze di qualche soggetto privo di etica. “Una delle inesattezze più diffuse riguarda gli omega 3 – prosegue Pontiroli. Un conto infatti è l’utilizzo di principi farmacologicamente testati, che quindi devono rispondere a requisiti ben specifici; un conto invece è divulgare affermazioni quali “l’olio di pesce fa bene a tutti”. In questi casi, infatti, non si tiene conto che rispetto all’olio di pesce naturale, gli omega 3 biologicamente attivi sono circa undici volte più concentrati e più efficaci”. Non si può quindi trarre da un’indicazione di principio, come l’omega 3 fa bene, la conclusione che comunque gli omega 3 siano indispensabili per il nostro benessere. In realtà un alimento giova al nostro organismo se assunto in determinate dosi e per un preciso periodo di tempo.

Gli alimenti utili alla prevenzione

In tutto questo però non si deve dimenticare che determinati cibi hanno sì un potere preventivo nei confronti di alcune patologie. “Questo è un discorso che resta valido sotto molti aspetti – continua Pontiroli. Intanto determina una consapevolezza di quello che si mangia. Diventiamo quindi parte attiva nell’identificare non tanto il singolo nutriente ma uno stile di nutrizione”. La stessa piramide alimentare, che tutti conoscono, è un ottimo esempio di come, attraverso una dieta corretta, si possono prevenire alcune problematiche, legate non alla tossicità degli alimenti, perché nessun cibo è di per sé tossico, ma alla quantità assunta. Se infatti questa fosse errata, potremmo sviluppare alcune patologie, a volte molto gravi. Secondo la piramide alimentare, il 50% delle nostre calorie deve essere derivato dai carboidrati complessi, come pasta, pane e verdure, il 20% dalle proteine e il 30% dai lipidi. Di questi però, soltanto un terzo deve essere composto da grassi saturi, provenienti cioè dal latte, dal formaggio e dalla carne. Tutta la letteratura medica è concorde nel ribadire che la prevenzione si fa anche a tavola: è scientificamente provato infatti, che alcune malattie tra cui il diabete, l’obesità e anche certe tipologie di neoplasie, si possono prevenire con una dieta specifica. Dieta a cui va affiancato uno stile di vita sano e l’esercizio fisico.